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Cesa, cosi come quasi tutte le citta italiane, trae origine da una voce latina: Cesa da caedere = tagliare, silva caesa = selva tagliata. Questa piccola comunita dovette vivere e subire tutte le vicende della morente Atella e piu tardi della nascente Aversa, giacchè Cesa fu per lungo tempo un casale della citta normanna, la quale fu fondata su di una borgatella detta Averza tra l'anno 1020 e 1030 dal principe normanno Rainulfo Drengot che aveva ricevuto da Sergio IV di Napoli quel territorio in cambio dei servizi prestati.Un diploma dell'anno 964 dei Principi Pandolfo I e Landolfo III di Capua offre una documentazione sicura dell'esistenza del casale di Cesa.

Cesa e le sue Origini

La Storia

Cesa fu una di quelle minuscole contrade della citta di Atella che visse una vita agreste. Piccolo paese che s'ingrandiva lentamente mentre tramontava la citta atellana. Una leggenda per spiegarne l'origine e l'etimologia narra di una pietosa donna di nome Cesa la quale curava feriti e trasportava i morti per onorare sepolture nel corso di conflitti locali che imperversavano nel centro atellano. Un'etimologia sicura deve ricercarsi nel fatto che Cesa in origine fu un terreo boschivo che piu tardi venne pazientemente dissodato da gente operosa di campagna.

Quel documento e importantissimo in quanto non solo menziona Cesa ma anche altri casali come Aprano, Carginaro, Casignano, Casal di Principe, Ducenta, Frattamaggiore, Casaluce, Casandrino, Crispano, Frignano Maggiore, Gricignano e tanti  altri. Strada e casali della Massa Atellana intorno al Mille. Nel repertorio delle Pergamene di Aversa si legge che per ordine di Carlo II, la via Pubblica che da Napoli conduce a Capua venne chiusa nel 1304 "di qua dal Ponte a Salice fino alla villa di Cesa" in modo che i viaggiatori passino per la citta di Aversa dove potranno riposarsi e trovare ogni cosa che sia di loro gradimento. Questo fatto rende piu l'idea che la voce secondo il quale tagliata fuori dal transito calzi a pennello sulle origini della parola da cui proviene Cesa.

Due secoli fa a Cesa esisteva una chiesa parrocchiale, un convento dei padri domenicani con la pertinente chiesa del Rosario, due confraternite laicali sotto l'invocazione del Rosario e di San Cesario e una veneratissima cappella dell'Addolorata. La campagna fertilissima offriva: grano,granturco,legumi,canapa e uva (da cui si ricava il rinomato "Asprino"). Inoltre, quale casale di Aversa in terra di lavoro, delle famose mozzarelle aversane, delle provole, delle ricotte e di altri latticini ricavate dal latte delle vacche e delle bufale dei mazzoli. La popolazione nel 1795 contava a 1623 anime quasi tutte portate all'obbedienza incondizionata,ma un soffio di liberta arrivava dalla lontana Francia pure a Cesa nei discorsi di Francesco Bagno e Domenico di Fiore arditi precursori risorgimentali, in quel periodo il Signore, invero, non poteva proprio dirsi in contrasto con sui sudditi, anzi, talvolta cercava di accattivarsi la loro fiducia e benevolezza. Il convento dei Padri Domenicani venne soppresso intorno al 1808, quando all'orizzonte della storia cittadina apparvero i primi sindaci nominati annualmente e i decurioni corrispondenti ai nostri attuali consiglieri. Cesa per lungo tempo non aveva avuto una casa comunale. Le esigenze amministrative erano ristrette in confronto a quelle dei nostri giorni. L'ultima sede instabile fu la casa privata del segretario comunale di Via Montevergine.Finalmente, poi, rinnovata l'abbandonata casa dei monaci. il comune, ivi trasferito, dava, in seduta di inaugurazione, il primo consiglio il 12 Agosto del 1888.La chiesa di San Cesario, patrono della citta, gia menzionata in un documento dell'anno 1097, fu ricostruita piu ampia e piu alta col concorso del popolo, nel 1872. Ogni Domenica i carrettieri del paese con i loro carri andavano a Qualiano per caricare le pietre di tufo occorrenti per i lavori della settimana.I De Marinis, famiglia nobile, offrirono valido contributo per la realizzazione dell'opera. Il comune stesso aveva contratto un debito annuale di lire mille ed il Parroco Della Gala, tra l'altro, per ricavare denaro fece un grosso spianto di noci nei fondi della parrocchia. La realizzazione dell'opera fu salutata con grande giubilo dal popolo. La Chiesa e dotata di un busto d'argento del patrono , di statue di santi, di cappelle, di affreschi di Tagliala tela e Iodici, di una reliquia del protettore. Vi era anche un prezioso dipinto, opera di un valente artista napoletano, andato perduto. Rappresentava San Cesario implorante la protezione della Madonna sul popolo di Cesa.

Erano ormai gia trascorsi otto anni dal 1870, data memorabile dell'unita d'Italia, quando giunse nel nostro paese l'ondata innovatrice socialista. Alfonso De Michele, studente di medicina, partecipava attivamente a tutti gli incontri della Federazione Socialista Napoletana. Fondatore della Lega dei Contadini fu per molto tempo osteggiato dai feudatari del luogo a tal punto che, dopo la laurea in medicina, fu costretto ad emigrare in Toscana e nel Veneto per esercitare l'attivita di Medico Condotto. Scoppiata la prima guerra mondiale, Cesa diede il suo contributo di caduti, seguirono poi gli avvenimenti politici del dopoguerra: il regime fascista, il delitto Matteotti e il colpo di Stato del 3 gennaio 1925. Nel secondo conflitto mondiale Cesa visse il suo grande giorno di guerra.Il 20 agosto 1943 fu una data memorabile: bombardieri alleati lanciarono bombe sulla stazione ferroviaria di Aversa. Cesa subi danni materiali e umani nelle persone di Vincenzo Verde e Milone Luigi. Il 4 ottobre 1943 arrivarono gli alleati; due carri armati erano fermi sulla piazza della parrocchia. Nessuna vittima aveva lasciato l'odio sanguinario dei tedeschi nella nostra comunita. Gli alleati s'installarono nella contrada Trivio. Ogni via del paese era pin o meno diventata impraticabile per il continuo andirivieni degli automezzi degli americani. Fame, disordine e mercato nero erano inseparabili compagni della quotidianita cesana. Il ricordo di un soldato negro rimarra per lungo tempo a Cesa. Era conosciuto col nome di "straccione" per il suo modo di vestire del tutto trasandato. Quando passava per le strade paesane era sempre seguito da un nugolo di fanciulli ai quali donava caramelle, cioccolata e biscotti in genere. Quando gli alleati lasciarono il campo di Via Trivio, i pin provarono un senso di sollievo. Gli inizi del dopoguerra furono piuttosto duri, la guerra aveva lasciato non solo lutti ma anche fame e miseria. I nostri progenitori si rimboccarono le maniche e con tanto orgoglio e con altrettanta costanza riuscirono a superare quei momenti cosi difficili.

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